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di King Lear & RomanticaVany
E’ questa una storia d’amore sì
ma un po’ strana, oserei dire macabra
quel tanto che basta per mettere
in riga i bambini e forti brividi addosso
ai più piccini che la nanna
non la vogliono fare
E’ questa una strana coincidenza
che vede protagonisti due innamorati,
lui brutto come la fame, lei bella
come le rose bagnate dalla prima rugiada
quando è primavera e non ti spieghi perché
E così ora, io umile Dio, vi racconto
di come lui e lei si cacciarono
per chissà quale caso del destino
in una grande grande città di nome Berlino
Tra casermoni e ragazzi
con la scimmia sulle spalle,
in Alexanderplatz i due trovarono
invece di colori e di bande di allegri suonatori
solamente un babelico ombellico:
lo sguardo non sapevano proprio
dove spostarlo, se sul centro commerciale
o su un tizio male in arnese che invano
cercava di richiamare l’attenzione
d’un taxi giallo sotto un cielo di grigie nubi
Con la testa gravida d’immagini
e di quotidiane paure metropolitane
i due innamorati cercarono un’isola verde
dove poter riposare le membra stanche
e dirsi ancora, per l’ennesima volta,
quanto forte il loro amore
Impietositosi davanti
allo smarrimento dei due
l’Angelo che dall’alto del Cielo li spiava
indicò loro la strada,
facendo inciampare il ragazzo
mandandolo lungo disteso a baciare l’asfalto
Sanguinante con le labbra spaccate
questi tosto si rialzò e contro il Cielo imprecò:
e fu allora che s’accorse che poco più in là
ci stava un giardinetto, abbassò dunque i pugni
e presa per mano la sua bella
subito ce la trascinò
S’accomodarono su una panchina all’ombra
dove quasi muto arrivava il caos di Berlino;
lui, tenendo la manina di lei
nella sua – grossa quanto una palanca -,
prese così a raccontarle, movendo lo sguardo
nervoso tra massi e ciuffi d’erba,
di come moscerini
animali e uomini hanno poi un solo nobile fine
che in gergo si chiama fecondazione!
La bella donzella sentendo queste cose
socchiudeva un poco appena le palpebre
timorosa che a un prode solitario moscerino
gli passasse per la testa di fecondarle un occhio
In Cielo l’Angelo se ne stava a spiare
A dire il vero era poi solo uno dei tanti,
un voyeur incallito e non meno porco
di certi uomini dabbasso, ne sia prova
che invece d’aver schiere di bianche colombe
a fargli svolazzanti inchini c’erano pipistrelli
grossi e neri carichi di asmatici squittii
Ma è ora di finirla ‘sta storia,
veniamo dunque al “dunque”
Lei si sentiva leggera, come una piuma
e forte della sua ingenuità pensava
a quanta poetica carnalità sapeva
portare in suo ragazzo
in quella che altrimenti sarebbe stata
una ben grama vita: lo sguardo lo posava
sull’intorno, immaginava animali da bestiario
e altri più normali; presa dalle sue
dolci fantasie
gl’occhi di velluto specchiò in quelli di lui;
e fu allora proprio in quel momento
che un brivido le corse ratto lungo la schiena
Muta, con la boccuccia appena socchiusa,
si domandò se fosse proprio così l’amore;
ma prima che potesse darsi una risposta
il ragazzo l’aveva già soffocato con la sua bocca
Le lingue dei due presero a intrecciarsi
Due serpenti di peccato pronti a
sbranarsi i due giovani amanti
Non ci fu così, almeno per loro,
più alcuna stagione
né lame di luce né il fastidio
della voce berlinese,
ma solamente il desio immenso di scoprire
presto e al meglio delle loro possibilità
il mistero profondo della fecondazione.
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